Bologna/Manfredonia. Tra i più grandi scrittori americani contemporanei, Philip Roth, recentemente scomparso, deve a questo romanzo del 1969 l’inizio della sua popolarità, cresciuta poi negli anni grazie a tanti altri capolavori.
LAMENTO DI PORTNOY. Travolto da desideri che ripugnano alla coscienza e da una coscienza che ripugna ai desideri, Alex Portnoy ripercorre con l’analista la propria esistenza, a partire dalla famiglia ebraica. Quel che gli interessa più di tutto, però, è il sesso: dopo un’adolescenza trascorsa chiuso in bagno, Alex si butta in una storia dietro l’altra, sempre con ragazze non ebree, quasi che penetrandole potesse penetrarne anche l’ambiente sociale.
ANALISI. Dopo una raccolta di racconti e due romanzi, arrivò nel 1969 questo “Lamento di Portnoy” a portare un po’ di scompiglio nel mondo della narrativa americana, per via di alcune descrizioni ritenute esplicite di attività sessuali. Oggi questa cosa può far sorridere, ma il romanzo non ha perso (non tutta, almeno) la sua forza dissacrante e la sua potenza intelligentemente ironica. Un Portnoy meno scandaloso, quindi, ma ancora attuale. Anche per merito della scrittura sapiente e immortale di Roth, capace di scandagliare l’inconfessabile come pochi altri. “Lamento di Portnoy” è una lunga confessione sul lettino dell’analista, da parte di un personaggio (che ha molto del suo autore) in cerca di normalità. Roth è come quei professori che catturano la nostra attenzione facendoci ridere mentre spiegano concetti molto importanti. Scrive cose del tipo: “Può la gente essere tanto abissalmente idiota e vivere?” oppure “Con una vita come la mia, Dottore, a che mi servirebbero i sogni?”. O ancora (questa è straordinaria): “La conversazione non è solo un conflitto a fuoco in cui spari e ti sparano addosso! In cui devi strisciare al riparo e mirare per uccidere! Le parole non sono soltanto bombe e pallottole… no, sono piccoli regali, contengono significati!”.
L’AUTORE. Philip Roth (Newark, 19 marzo 1933 – New York, 22 maggio 2018) ha vinto il Pulitzer nel 1997 per “Pastorale americana”. Nel 1998 ha ricevuto la National Medal of Arts alla Casa Bianca, e nel 2002 il più alto riconoscimento dell’American Academy of Arts and Letters, la Gold Medal per la narrativa. Ha vinto due volte il National Book Award e il National Book Critics Circle Award, e tre volte il PEN/Faulkner Award. Nel 2005 “Il complotto contro l’America” ha ricevuto il premio della Society of American Historians per “il miglior romanzo storico di tematica americana nel periodo 2003-2004”. Recentemente Roth ha ricevuto i due più prestigiosi PEN Award: nel 2006 il PEN/Nabokov Award e nel 2007 il PEN/Saul Bellow Award for Achievement in American Fiction. Nel 2011 ha ricevuto la National Humanities Medal alla Casa Bianca, ed è poi stato dichiarato vincitore della quarta edizione del Man Booker International Prize. Tra le sue opere (disponibili anche in una nuova collana in edicola): Pastorale americana, Ho sposato un comunista, La macchia umana, Il teatro di Sabbath, Il grande romanzo americano, Lo scrittore fantasma, Everyman, Indignazione, Nemesi.
Il giudizio di Carmine
Philip Roth
LAMENTO DI PORTNOY
2000, Einaudi
Valutazione: 5/5
A cura di Carmine Totaro, Redazione StatoQuotidiano.it – Riproduzione riservata
Lamento di Portnoy – P.Roth, 2000
