Foggia. “Sono un figlio della diaspora: come tutti gli armeni o le persone costrette a fuggire, ho fatto del mondo la mia casa”. Si descrive così, Patrick Manoukian. Editore prim’ancora che scrittore, giornalista e poliglotta, ormai famoso nel mondo delle lettere (e non solo) col nome di Ian Manook. D’altronde, come definire uno che a 18 anni ha fatto 40mila chilometri in autostop tra gli Stati Uniti e il Canada, per poi rimettersi in viaggio qualche anno dopo andando dall’Islanda all’Amazzonia in 27 mesi? Giramondo, autore di lingua francese, Ian Manook è l’inventore di una trilogia che, in Francia prima e nel mondo poi, ha letteralmente mozzato il fiato a centinaia di migliaia di lettori, facendo il pieno di riconoscimenti letterari e traduzioni, e rivelando ai lettori un personaggio – e un mondo – figlio della stessa straordinaria personalità del suo autore: Yeruldelgger. Mercoledì 20 giugno, alle ore 19, lo scrittore di origini armene incontra il pubblico di Foggia per presentare l’ultimo tassello della sua follia letteraria, dal titolo Yeruldelgger. La morte nomade (Fazi, 2018), terzo mosaico di un noir ambientato nella sconosciuta Mongolia di oggi, sospesa tra le tradizioni ancestrali e sciamaniche dei nomadi della steppa selvaggia e la modernità violenta della sua capitale, Ulan Bator. L’appuntamento all’aperto, in Piazza U. Giordano, tra le pochissime tappe previste dal tour italiano di Ian Manook, rappresenta l’incontro di taglio internazionale di questa terza edizione di Libri & Dialoghi, organizzata dalla Ubik insieme con l’Assessorato alla Cultura del Comune. A conversare con lo scrittore, chiamato a presentare anche i precedenti volumi della trilogia, saranno i lettori Claudio Sottile e Marcello Casalino del gruppo A qualcuno piace… Giallo. Introduzione a cura del direttore artistico della libreria, Michele Trecca.
“La Mongolia sembra un paese indistruttibile, eterno, che in realtà potrebbe sparire nei prossimi venti anni, economicamente, politicamente e fisicamente. La Mongolia è come qualcosa che non sarebbe dovuto esistere. Un paese grande due volte e mezzo la Francia con solamente tre milioni di persone, di cui circa il 40% vive in una sola grande città. È una zona sismica terribile. Yeru l’ho scritto come un’incarnazione del suo paese”. Nelle parole dell’autore – intervista pubblicata su Minima & Moralia in concomitanza con la prima pubblicazione italiana – è concentrata l’essenza stessa del protagonista di questa straordinaria trilogia, Yeruldelgger, commissario di polizia dall’istinto vendicativo, chiamato a indagare su delitti che, attraverso la loro natura violenta, rivelano un mondo sconosciuto agli occidentali, sospeso tra tradizione e modernità e fotografato attraverso una narrazione a tratti folgorante: giallo, noir e libro di viaggio insieme. Prima di Yeruldelgger. La morte nomade, Yan Manook ha scritto Yeruldelgger. Tempi selvaggi (Fazi, 2017) e Yeruldelgger. Morte nella steppa (Fazi, 2016), volume d’apertura di una trilogia che, con oltre 200mila copie vendute in poche settimane, ha conquistato subito i lettori francesi, aggiudicandosi tutti i premi letterari a sfondo noir di Francia e, successivamente, anche i più importanti riconoscimenti dei tanti paesi dove è stato tradotto. Sventrata dalle multinazionali, sfruttata dagli affaristi, rovinata dalla corruzione, in questo terzo capitolo della trilogia Ian Manook racconta una Mongolia dei nomadi e degli sciamani che sembra aver venduto definitivamente l’anima al diavolo. “Yeruldelgger è un personaggio pienamente inscritto nella modernità – ha detto Manook descrivendo il protagonista dei suoi libri – col suo mestiere si misura con gli aspetti più tribolati e violenti della vita del suo paese, che dopo lo scontro con l’URSS, subisce altre influenze, in particolare cinesi e coreane. Manifesta la volontà di conservare le tradizioni millenarie mongole, legate all’educazione ricevuta in un monastero buddista… Il mondo intorno però, lo spinge alla violenza alla quale lui non vorrebbe cedere”.
Patrick Manoukian, letterariamente noto con lo pseudonimo di Ian Manook, è nato il 13 agosto del 1949 a Meudon, sobborgo a sudovest di Parigi, in una famiglia operaia. Editore, giornalista e scrittore, è stato un autore prolifico fin dall’adolescenza, ma non aveva pubblicato nulla fino al 2013, quando la casa editrice Albin Michel ha puntato su di lui con il primo tassello della trilogia di Yeruldelgger. Dopo una giovinezza da sessantottino e viaggiatore, nel 1987 ha creato un’agenzia di pubblicità specializzata nella comunicazione per il turismo, che dirige col figlio Julien e, successivamente, le Éditions de Tournon, casa editrice francese che si occupa di animazione e fumetto. Il personaggio di Yeruldelgger è strettamente legato al rapporto dell’autore con sua figlia Zoe che, nel 2007, l’ha portato in Mongolia per verificare da vicino il lavoro dell’associazione per l’adozione a distanza che finanziavano privatamente. Nel corso della sua lunga carriera come giornalista, ha scritto su Le Figaro, Télé Magazine, Top Télé, Vacances Magazine e Partir. Da anni residente a Parigi, Ian Manook resta profondamente legato alle sue origini armene, rivendicate anche dal punto di vista della scrittura: “La cultura della diaspora è speciale e ha costruito il mio sguardo composito sul mondo, il modo in cui ho vissuto, pensato e scritto”.
La Mongolia selvaggia di Yeruldelgger a Foggia
