Manfredonia, 10 giugno 2018. ”Dopo anni di sofferenza e di infiniti incontri Ministeriali, Regionali e Comunali, si è presentata ai lavoratori l’opportunità di un riscatto dai tanti sacrifici fatti. Le Organizzazioni Sindacali Territoriali, mai realmente unite nel perseguire l’obiettivo della ripresa produttiva, avevano condiviso questo percorso, sfruttando fino in fondo il momento favorevole per portare il miglior risultato possibile in questa trattativa ai lavoratori, e vi erano pure riusciti.
La miope visione di una classe politica, non ha voluto o saputo vedere la possibilità di sviluppo non solo dei lavoratori del gruppo Sangalli, ma una opportunità per tutta la zona industriale di Macchia ed ha preferito non prendere posizione di guida e di indirizzo del momento, lasciando i lavoratori in balia dei venditori di sogni.
I lavoratori chiamati oggi a decidere in un assemblea generale, sceglievano la strada dell’attesa, bocciando la proposta Sisecam e sperando in una soluzione sempre migliore di quella esistente sul tavolo, preferendo attendere un’altra asta tra i due contendenti (Sisecam ed Elliot) che sposta le decisioni in avanti non si sa di quanto. Il tempo non è una variabile indipendente in questa vertenza, sapendo che la cassa integrazione al 16 di dicembre di quest’anno finisce irrimediabilmente e i lavoratori potrebbero ritrovarsi ancora senza un aggiudicatario definitivo del fallimento Sangalli.
La proposta formulata ai lavoratori della Sangalli era la seguente:
Riassorbimento di tutto il personale entro il primo gennaio 2019 (compreso i 10 ragazzi dell’impianto Satinato, che fino ad oggi non hanno potuto beneficiare neanche della cassa), continuità con l’anzianità di servizio, mantenimento dei livelli professionali precedenti, la nuova assunzione avveniva con il mantenimento di tutti i diritti precedenti e non con il Jobs Act.
La tempistica formulata per il riavvio degli impianti:
Avvio delle seconde lavorazioni entro aprile 2019, avvio dell’impianto Float ed accensione del forno entro aprile 2020, la società proponente è la turca Sisecam Flat Glass Group con 22000 mila dipendenti, 45 impianti di lavorazione del vetro e 13 impianti Float in tutto il mondo, con queste credenziali, i lavoratori ed il ceto politico territoriale e regionale, hanno ritenuto che non avesse sufficienti garanzie per fare un accordo che facesse ripartire gli impianti di Macchia.
Credo che questo territorio abbia perso un’altra opportunità, mentre la gente non avendo lavoro continua ad andare via da queste città.
(A cura di Luigi Lauriola, sindacalista Cgil)
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