Manfredonia, 31 maggio 2018. Nelle ultime settimane uno spiraglio di luce si è aperto per i dipendenti dell’ex Sangalli. Gli operai, che in questi anni hanno combattuto a lungo, guardano ora al futuro con diffidenza, chi con fiducia e/o speranza. Le cause che hanno portato alla chiusura dello stabilimento sono note, meno conosciuti gli operai e gli sforzi compiuti come lavoratori e uomini. Il fallimento del Contratto d’area ha trascinato con sé la voglia di rinascita di un paese già stremato da altre vertenze, e oggi quello che possono fare gli ex dipendenti è guardarsi indietro e analizzare come questa esperienza li abbia cambiati.
«Il primo sentimento che abbiamo provato, penso tutti, è stato un sentimento di sconforto» ̶ racconta uno di loro, Pasquale Ciuffreda ̶ «la Sangalli rappresentava un momento importante per il paese, all’inizio ci aspettavamo una bella realtà e la lavorazione del vetro, così complessa, sembrava anche affascinante.» E lo è stato davvero per gli operai, tanto da registrare dei dati positivi e dei record assoluti a livelli nazionale, come racconta l’ex dipendente Mimmo Meloro: «Non tutti lo sanno, ma noi siamo l’unica azienda con il tasso di assenteismo al 2%, mentre la media nazionale è dell’8%. I nostri prodotti? Tutti di ottima qualità.» Ma purtroppo non è l’unico record che contraddistingue l’azienda: la Sangalli di Manfredonia rappresenta il primo caso europeo di industria che ha chiuso dopo il primo ciclo di vita naturale di un forno fusorio. E così, dopo aver conquistato circa il 35% del mercato italiano, ha chiuso a poco a poco i battenti. «Per otto mesi non abbiamo percepito soldi. Quella fase fu delicata perché iniziarono le esasperazioni, a casa e tra di noi.»
«È stato difficile da metabolizzare.» Una sensazione di smarrimento condivisa da tutti gli operai, naturalmente. «Non riuscivamo a immaginare un futuro, non riuscivamo a immaginare una soluzione, perché ogni giorno che passava la situazione peggiorava. Molti di noi avevano mutui da portare avanti, avevano costruito una famiglia proprio grazie alla sicurezza che avevamo trovato nella fabbrica. Ma purtroppo non c’erano spiragli che potessero far pensare a una ripartenza, tutta la situazione diventava pian piano sempre più reale e più sconfortante. Eravamo affranti ed è stato difficile all’inizio riunire tutte le nostre forze, tutte le nostre idee e convogliarle verso un unico obiettivo. Questo è stato possibile anche grazie alla vicinanza delle istituzioni locali.» Così Ciuffreda racconta l’inizio di tutto. E se da un lato i dipendenti intervistati concordano sul reale supporto dato dalla Regione, dalle istituzioni e dalla politica locale, c’è chi comunque fa notare come sia stata anche una naturale conseguenza delle campagne elettorali che si sono succedute durante gli anni della crisi, e che il loro aiuto concreto sia stato condizionato, in ogni caso, da tempi burocratici lunghissimi.

«Fortunatamente dopo quattro anni si sono stati fatti avanti gli investitori. Questa fiammella si è riaccesa soprattutto grazie alla nostra azione, al nostro lungo presidio. Forse abbiamo una speranza di riprendere in mano quel sogno iniziato quindici anni fa.» In questi giorni, infatti, si sta decidendo il futuro di questa industria. Una multinazionale si è affacciata sul golfo con un piano industriale tra le mani, un progetto cioè che non rappresenta un contratto o una certezza, ma una possibilità più concreta, un’idea seria che possa garantire un attimo di respiro a questi operai. «Questo piano industriale ha preventivato l’assunzione di tutti, ma un’azienda che è stata chiusa quattro anni fa deve ripartire sempre un po’ alla volta, chiaramente. Per come è strutturata la nostra azienda ci sono dei reparti che possono ripartire subito, e si parla di circa 60 unità che serviranno proprio per quegli spazi. Per il cuore pulsante dell’azienda invece ci vuole più tempo. Viene ipotizzato un periodo di sedici, massimo diciotto mesi. Ci è stato garantito che rientreremo tutti poco alla volta. Ovviamente restiamo con i piedi per terra: dopo tutto quello che abbiamo passato abbiamo quasi paura a fidarci. Bisogna restare tranquilli e tenere gli occhi aperti tutti insieme.»
I lunghi presidi, quelli continuati 24 ore su 24 («Il primo Natale di mia figlia l’ho passato al presidio, anche la notte della vigilia», racconta uno di loro, Gabriele Leonardo) hanno portato a dei risultati straordinari, se si pensa al destino a cui di solito vanno incontro gli operai licenziati.
A cura di Carmen Palma,
Manfredonia 31 maggio 2018
focus
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Ci sta una nota stonata il gruppo affacciato non ha presentato a NESSUNO DICO NESSUNO MINISTERO COMPRESO il programma industriale.
E oltre ai 60 dipendenti da assumere con obblighi dovuti al bando non ci sta un minimo di certezza per il futuro dei restanti.
Infatti in un incontro tenutosi ieri in assindustria, dove qualcuno è rimasto deluso dell’incontro, ci si aspettava l’esposizione del programma industriale ma a quanto pare anche ieri è andata a vuoto Ora prossimo appuntamento al 6 di giugno dove attenderemo novità. Tutto ciò emerge dal comunicato stampa dei sindacati
andate a lavoare
I 60 rimarranno 60 non vi fate
Infinnocchiare. Il ragioniere ha già preventivato tutto insieme ai suoi capi. Quando dicono dopo piano piano significa che non si farà mai più. A MANFREDONIA RIMMARRANNO LE BRICIOLE!!!! L’HANNO COMPRATA PROPRIO PER NON FARLA RIPARTIRE E COPRIRE IL MERCATO!
Ci sono troppe inesattezze credo che prima di enfatizzare sulla frase assumeranno tutti necessita un programma scritto e sottoposto a vincoli di controllo. E ad oggi il vuoto
Avete – allo stato 4 anni di cassa integrazione a differenza di altre aziende che hanno chiuso. Di voi dobbiamo avere compassione, e delle altre famiglie di operai del contratto d area no?
Vi piace percepire 1000 euro e non lavorare.
Pero vi si incontra sempre ….
Come altre famiglie perche nn vi siete rabboccati le maniche e andare a trovare lavoro.
Basta a lamentarvi .
Ce gente che non ha mai festeggiato un natale in famiglia perche aveva bisogno di lavorare voi per uno state male.
Ricordatevi quando lavoravate all interno dello stabilimento. Volevate tutti i diritti. Tanto c erano altre aziende in subalpalto che facevano i lavori che riufiutavate come ditta esterna.
Questione di giorni…ARRIVA SALVINI FINALMENTE!!!!
E anche in questo articolo nessuno parla dei colleghi del Satinato licenziati per forza maggiore è non calcolati più e in nessun incontro nessun sindacato a fatto mettere nero su bianco che riassumono questi 7/8 lavoratori anche loro con famiglia e mutuo.
E una vergogna lasciare a piedi 7/8 colleghi che lavoravano in un reparto con qualità primi in Europa e che in momenti di crisi ha fatto da sostegno a tutto l.intero impianto.
X pasquale la luce la vogliamo vedere anche noi che siamo stati licenziati e non essere arrogante la vittoria deve essere sere di tutti no solo la vostra siamo 7/8 operai che risalgono i loro diritti sul lavoro come te e non capisco perché ci sei contro siamo tutti colleghi abbiamo lavorato insieme tutti perciò mettetevi nei nostri panni senza ammortizzatori sociali da due anni. Abbiamo cominciato insieme la battaglia e insieme dobbiamo finirla.