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Crisi di governo: il mondo del web all'attacco del Quirinale

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Maggio 2018
Attualità // Editoriali //

Manfredonia, 28 maggio 2018. La notte di questa Terza Repubblica è stata quella che i media attestano essere, senza riserva, il momento più drammatico per il nostro Paese negli ultimi anni. La situazione è ormai nota, il presidente Mattarella ha posto in serata il proprio veto alla formazione del nuovo governo: «Io devo firmare [i decreti per le nomine dei ministri] assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione.» Ed è crisi istituzionale: Conte Rinuncia al mandato, Movimento 5 stelle e Lega fanno appello all’ ”Impeachment” e intervengono prontamente negli studi televisivi sfogando la propria rabbia. Lo scoglio insormontabile è Savona, indicato come ministro per l’Economia: un no, come affermato durante il discorso del Presidente, in tutela degli interessi dell’Italia nell’UE. Nel frattempo, Mattarella convoca Cottarelli.

Il monito che balza sulla bocca di tutti, dagli esponenti penta stellati e di destra agli utenti sui social più scatenati che mai in queste ore, è quello di un attentato alla democrazia da parte di Sergio Mattarella. Non solo: c’è chi parla di un paese venduto ai “poteri forti” esteri (secondo Di Maio cattive potenze straniere stanno cospirando per sovvertire il popolo sovrano), chi parla addirittura di dittatura e del mancato rispetto della Costituzione. Eppure, la storia ci racconta qualcosa di diverso: Pertini disse no a Cossiga per Darida alla Difesa (1979), Scalfaro a Berlusconi per Previti alla Giustizia (1994), Ciampi disse no a Berlusconi per Maroni alla Giustizia nel 2001 e Napolitano a Renzi per Gratteri alla Giustizia nel 2014. Quest’anno, invece, l’art. 92 della Costituzione diventa un giocattolo nelle mani di chi non sa fallire, almeno una volta, con eleganza.

Perché in queste ore si è assistito a un vero e proprio sfoggio incontrollato di parole in libertà, di figure politiche i cui attacchi sono al limite del tollerabile, di chiacchiericcio da bar che nella società del web dilaga in maniera incontrollata anche nei discorsi tecnici. Discorsi che meriterebbero un’analisi e una riflessione profonda, di cui non ci sarebbe alcun male se un cittadino qualunque alzasse le mani e decidesse di non pronunciarsi a riguardo, perché in fondo le sue conoscenze nel campo sono limitate. “Io non parlo di cose che non conosco”, recitava Nanni Moretti in uno dei suoi film. Perciò se il gesto di Mattarella sia o non sia anticostituzionale non sarà certo a deciderlo il popolo del web, il cui unico sforzo che può concedersi è quello di affidarsi alla lingua italiana (come la matematica, non è un’opinione e non lascia spazio a libere interpretazioni) e leggere il tanto citato art. 92: “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.”

Basterebbe, tuttavia, riflettere più a fondo sulle parole di Mattarella e leggere tra le righe, anche in una prospettiva di mero interesse a rimanere in Europa, ricordando i milioni di risorse che ogni anno la Regione Puglia utilizza di Fondi Europei (una somma che ammonta a 1.616,7 milioni di euro). Mattarella ha affermato che la questione europea va affrontata apertamente, non attraverso le nomine ministeriali. Ha affermato che i partiti sono tenuti a rispettare il loro programma elettorale, non a farsi trascinare in ideologie che appartengono ad altri (il M5S ha un peso maggiore della Lega in Parlamento, eppure Di Maio non ha mai preso una posizione netta in merito).  Tutto ciò consapevole, ovviamente, delle conseguenze che si sarebbero scatenate. Lui, già professore di Diritto Parlamentare, Diritto Costituzionale e membro della Corte Costituzionale, che nella sua vita ha affrontato già sfide e nemici più grandi, come quella della mafia che gli ha strappato via brutalmente un fratello.

Come ci insegna Polibio: ci vuole poco per passare dalla democrazia alla olocrazia (il governo del popolino).

(Gallery: Twitter)

1 commento su "Crisi di governo: il mondo del web all'attacco del Quirinale"

  1. Redazione: suppongo che avrà passato diritto costituzionale…
    Giusto per dire, i fondi europei non sono altro che restituzione di soldi che l’Italia regala all’Europa. Ne regala meno di quanti se ne vede restituti.

    Rispondi

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