Foggia, 27 maggio 2018. “La geopolitica influenza la solidarietà, in Siria gran parte del mondo occidentale si è schierato con i ribelli moderati che non la rappresentano. Nel paese, in guerra da 7 anni, si dice che ci sia una guerra civile, ma non è così perché la maggior parte sono foreign fighters finanziati da altri, quando c’è un governo legittimo”. Ada Oppedisano, presidente della Onlus ‘Solid’, a Foggia per parlare di come si svolge il loro aiuto concreto ai popoli in guerra, che lottano per sopravvivere. Caso emblematico, ma poco conosciuto, quello dei popoli Karen, che dalla Birmania si spostano in Thailandia perché nel loro paese non è permesso curarsi e per questo sono state allestite le “jungle clinic”.
Tra i relatori Michelangelo Rubino, dell’associazione cattolica ‘Icaro’, un medico volontario, Pietro Ippolito, Damiano Crudele, che ha vissuto con gli Hezbollah, Zhai Issa, pittore siriano.
Le primavere arabe e la Siria destabilizzata
“Dal 2011 la Siria, con le primavere arabe che io chiamo autunni, è stata destabilizzata. Una perla di convivenza, modernità e civiltà, gettata in una guerra che il popolo ha combattuto con fierezza”. Scorrono le immagini e i video del paese martoriato dalle bombe, con le bandiere e il culto dei caduti: “Un popolo fiero quello siriano– dice Ada Oppedisano – che si lamenta poco, che ha il culto dei padri e delle radici. Qualche tempo fa sono arrivate due nostre ambulanze, il nostro è un volontariato totalmente autofinanziato che porta in loco ciò che serve, che difende i popoli dalla mondializzazione, dall’annullamento delle differenze”.
“La Palestina sempre più spopolata”
Michelangelo Rubino in Palestina c’è stato tantissime volte. “Oltre la mitizzazione dei popoli, volontariato significa volti, nomi, storie. La Palestina non ha prospettive, molti se ne vanno perché non hanno lavoro o, se studiano all’estero, non tornano più. La striscia di Gaza è abitata da oltre un milione di persone, quando Hamas ha rivendicato la liberazione di 2mila palestinesi questi sono stati mandati nella striscia, pur non essendo di quel luogo. Che infatti ora scoppia senza alternativa. Il nostro aiuto in queste terre parte da un presupposto, che arriviamo lì consapevoli della nostra identità per poter aiutare gli altri. A molti di loro fa piacere sapere che in Occidente c’è interesse nei loro confronti, interesse non ideologico”.
Damiano Crudele ha vissuto con Hezbollah, nel mirino di Israele, com’è noto, al pari dell’Iran. Sul Libano ha sfatato alcuni “fasi miti”: “Hanno molto rispetto per i nemici israeliani, sebbene abbiano combattuto contro di loro. Hanno il culto dei martiri, certo, e anche dei soldati israeliani caduti. Qui vivono varie confessioni religiose e i religiosi ebrei sono rispettati, come le figure femminili, uno degli addetti stampa di Hezbollah è donna”.
La cancellazione delle identità
Mentre Ada Oppidesano raccontava, il pittore siriano Zhai Issa era evidentemente commosso. Ha menzionato una sua mostra a Bari, di cui non ha precisato gli organizzatori: “Non ho potuto portare la bandiera siriana, poi ho messo la cravatta”. Sulle slide anche la storia del popolo Karen, in guerra da 80 anni in Birmania e i video di chi, con una strada lunga sei ore, li accompagna in ospedali nella giungla per salvargli la vita. Scalzi, poco attrezzati militarmente, esclusi dalla cure in ospedali, costretti a chiedere asilo in Thailandia, avrebbero tutte le ragioni per assecondare la loro cancellazione, ma non è così. Il volontariato rivendica il loro diritto ad esistere. Storie sparse per il mondo, di guerra dichiarata o guerriglia, di chi non si piega all’estinzione, alla scomparsa di identità. Storie e radici, storie lontane, ma non tanto in un mondo globalizzato la cui lettura geopolitica, spesso, è supporto a grandi gruppi di potere, finanziati e organizzati.
A cura di Paola Lucino,
Foggia 27 maggio 2018