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Monticchio: storia di “un’espansione disordinata”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Maggio 2018
Capitanata // Covid //

Manfredonia. «A quei tempi, mica era come oggi…». Esordisce così Anna (nome di fantasia), ottantenne di Monticchio che ha visto gli albori e la trasformazione di quello che è, oggi, il quartiere più popoloso di Manfredonia, con i suoi quasi 20.000 abitanti.
Una storia cominciata nel Dopoguerra, di cui la signora protagonista di questo racconto ricorda bene le vaste distese di terreno vuote di quella che è diventata, poi, la zona San Giuseppe. Terreni su cui spesso i “montanari” hanno costruito le proprie case da soli, con i propri mezzi e le proprie mani, come nel caso del marito di Anna: «All’epoca ci si scambiava favori, si costruivano amicizie e così ci si dava una mano a vicenda…» Perché quello di Monticchio era a tutti gli effetti un agglomerato di gente proveniente dallo stesso nucleo culturale e territoriale, e quando la si interroga sul perché a Manfredonia ci sia stato questo fenomeno di “auto ghettizzazione” (che non ha toccato per nulla invece i flussi migratori dei montanari verso Cerignola e Foggia), è facile per lei buttarla sul nostalgico, sullo spirito di condivisione e di comunità. Del resto, chi non vorrebbe seguire i propri “compari”, come li chiama lei, in una nuova vita in un nuovo paese? Dove poter costruire non solo una casa, ma anche diversi appartamenti da destinare alla propria famiglia o all’affitto?
Tuttavia, il quartiere Monticchio nacque in seguito a ragioni storiche ed economiche più complesse (per buona pace del sentimentalismo di Anna). A cominciare dai mutamenti economico-sociali negli anni Cinquanta nella Capitanata, che vide un grosso calo di popolarità della DC in seguito al varo della riforma agraria. Tale riforma condusse all’espropriazione di 52.487 ettari di terre e, in generale, all’avvicinamento della popolazione contadina e operaia al Partito Comunista, che a Manfredonia nei primi anni Cinquanta si trovava all’opposizione. A metà decennio il comune ebbe al potere una coalizione centrista con a capo il sindaco Giuseppe Brigida, mentre il patto socialcomunista tra PSI e PC vide una frattura profonda, tanto da non riuscire a ostacolare la rielezione di Brigida nella carica di sindaco per il suo secondo mandato. Furono anni cruciali per il nostro paese, che videro l’impegno della nuova amministrazione in fatto di edilizia (venne edificato il terzo edificio scolastico preso il rione La Croce e l’Istituto Nautico), venne finanziata la realizzazione dell’Ospedale Civile e, dulcis in fundo, al fine di incrementare l’afflusso turistico, venne fatto un vero e proprio restyling cittadino, con il prolungamento del corso, l’ampliamento del lungomare e l’ideazione di eventi come il Carnevale Dauno. Il PCI e il PSI erano sì divise e non condividevano più la stessa linea politica a Manfredonia, ma su una cosa erano d’accordo: la questione delle ridistribuzione delle terre dell’Agro Sipontino. Accusarono di immobilismo la giunta Brigida, sostennero le mobilitazioni dei braccianti spingendoli all’occupazioni di ettari destinati ad uso civico.
Così la nuova disponibilità agricola sul territorio comunale è alla base dell’inurbamento da parte dei paesi limitrofi a Manfredonia.La città alle porte del Gargano accrebbe a un ritmo eccezionale: del 49,6% rispetto al 1936, quasi sei volte di più rispetto a inizio secolo. In dieci anni, dal 1951 al 1961, aumentò di poco meno di 10.000 abitanti. Manfredonia rispose con un potenziamento della rete dei servizi, interventi di ammodernamento e attuò una politica permissiva riguardo all’edilizia abitativa in assenza di un piano regolare. Ed è proprio questo il punto di svolta per la nascita e lo sviluppo di Monticchio: di fatto, i terreni costavano poco, ed è questa la vera ragione di questo agglomeramento che, in un primo momento, risultava disordinato agli occhi dei nuovi arrivati. «No, non era bellissimo appena arrivati…» dice Anna, e infatti le cronache del tempo parlano di demolizione di edifici storici e tratti di scogliera e di una cementificazione selvaggia. Insomma, un’espansione disordinata.
E come erano visti questi “immigrati” a Manfredonia? «Lavoravamo molto, e poi io donna restavo sempre nel mio piccolo…» Si inserirono bene nel paese della Capitanata, ma non erano visti di buon occhio dalla politica, tanto che attesero anni prima di ottenere la cittadinanza a Manfredonia. Durante gli anni ’60 la breve esperienza della giunta De Padova (socialista) portò un risultato importante per la comunità montanara, firmando una delibera da sempre ostacolata dai suoi avversari politici: concesse la cittadinanza anagrafica a diverse centinaia di cittadini di Monte Sant’Angelo da anni domiciliati a Manfredonia, ma la cui residenza era sempre stata negata per ragioni elettorali, in quanto erano perlopiù braccianti e potenziali elettori di sinistra. Una massa la cui voce era unanime e di cui ne troviamo un esempio simile anche oggi: i comparti che risultano essere il quartiere quasi totalmente penta stellato. Quando si dice che la storia si ripete.
Carmen Palma

(Si ringrazia il ricercatore Saracino per il prezioso aiuto offerto con i suoi testi e ricerche)

16 commenti su "Monticchio: storia di “un’espansione disordinata”"

  1. Solo Monticchio?
    E l’albergo sulla Piazza ex mercato ittico?
    E la falce e il martello sempre nella villa spaccio sempre sull’ex mercato ittico?
    Quanto scempio.

    Tutto compreso.
    Iva inclusa.

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  2. Una lettura del tutto personale arricchita da fantasia. ” le cronache del tempo parlano di demolizione di edifici storici e tratti di scogliera e di una cementificazione selvaggia.”?? a Monticchio??!!
    Poi: autoghettizzazione cosa significa? Forse che a Manfredonia hanno avuto la fortuna di trovare spazio dove insediarsi e integrarsi senza difficoltà considerando anche la proverbiale ospitalità (di cultura greca) dei sipontini?
    Siamo seri! E soprattutto, apriamo la mente!

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  3. Ma che cacchio di articolo e questo? Vede la pagliuzza e non la trave negli organi visivi. Piuttosto fate le ricerche su come sia stato possibile costruire grattacieli in pieno centro storico, palazzi con cemento poco affidabile..e altre porcate!

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  4. Una scogliera secolare di inestimabile valore in pieno centro urbana, seppellita con i suoi profumi di mare, la sua bellezza in nome del dio danaro, come anche centinaia di metri di scogli e arenili sepolti da centinaia di tonnellate di alghe e immerse nelle paludi sipontine del Lungomare del sole in nome della sciatezza, incapacità politica e tecnica…

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  5. Tutti i cinema cancellati, distrutti, piazze storiche trasformate in piazze amorfe e di pessimo gusto..

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  6. Monticchio è un gran bel quartiere, altre città invidiano Manfredonia da questo punto di vista, urbanisticamente parlando Manfredonia non ha brutte zone, se non ricordo male fu una delle prime città d’Italia a munirsi di piano regolatore. Il problema è come l’hanno ridotta oggi tra spazzatura e erbacce. Monticchio è un quartiere ordinato e servito, con il mare a due passi. Ha rappresentato una zona di grandissima espansione della città tanto da arrivare a diventare il primo quartiere cittadino, ma parliamo di espansione ordinata, dovreste conoscere l’espansione disordinata, tuttalpiù si tratta di unquesto quartiere cresciuto in fretta ma rimane sempre un signor quartiere

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  7. Monticchio è un buon quartiere certo, vicinanza al mare, e ai servizi principali. Proprio per questo è un quartiere dove acquistare casa richiede una grande disponibilità economica.

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  8. Sono un “Monticchiano doc”, di padre montanaro e madre manfredoniana,nato a metà anni cinquanta nei bassi, piano terra e sotterraneo/cucina senza acqua e servizi igienici. Fine anni 60 trasferimento case popolari(con giardino) acqua e servizi igienici.Quartieri pulsante di vita all’aperto strapieno di bambini ed adolescenti in tutte le vie piazze senza macchine.
    Quartiere di sana integrazione tra manfredoniani e montanari che si sfottevano e rispettavano.
    Dove puoi vedere ancora un po di verde attraversando le strade dove non trionfano i 3/4/5/6/ piani grigi ed anonimi segno di crescita/degrado economico ambientale. Stop!” Riporto una breve discussione avuta qualche tempo fa con dei ragazzi al bivio di Macchia.
    “Abiti a monticchio”?Mi domandarono scandalizzati.” Perchè” gli risposi.
    “E’ un luogo dove non ci mettiamo piede,troppi delinquenti”.
    Non credevo a quello che mi stavano dicendo dei ragazzi di 12/13 anni.
    Questo articolo su Monticchio ha l’unico pregio di accendere luci sul mio quartiere ma lo sento grigio,spocchioso da articolista riempivuoti mentali.
    Ciao

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  9. I montanari di M.S.Angelo furono i primi ad insediarsi nella zona di Monticchio , sia per motivi di lavoro sia per il clima più miti e anche perché molti uomini manfredoniani preferivano ammogliarsi con donne montanare perché erano una garanzia per l’economia della famiglia ; difatti possiedono più di un’abitazione , frutto di un duro lavoro in collaborazione con la moglie .
    Nella mentalità del montanaro c’e’un detto: se non hai un tetto sei maledetto e questo motto veniva passato di padre in figlio(forse ancora tutt’ora).
    Monticchio negli ultimi decenni ha visto susseguirsi tanti omicidi e ora gode di un po’ di pace ma rimane sempre una punta d’invidia per i montanari che dall’alto hanno sempre desiderato scendere giù.
    Monticchio quando scoppiò la colonna d’arsenico all’Enichem fu la prima zona ad essere colpita affollando la vecchia clinica di Maria S.ma di Siponto .
    Ora quel disastro purtroppo ha segnato tutti noi di Manfredonia e pure le generazioni future , comunque il nostro paese con tutti i suoi rioni se valorizzati da un turismo intelligente e non da scelte scellerate sarà sempre punta d’orgoglio per tutti noi.

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  10. Monticchio: storia di “un’espansione disordinata”. Dovrei leggere le analisi del disordine auspicato che non leggo nell’articolo.
    Che senso ha descrivere un quartiere da un punto di vista storico urbanistico( del titolo) senza un contesto, cioè Manfredonia con il suo territorio e le sue periferie oltre al centro storico dove in piazza del popolo c’è lo scempio di palazzi”moderni” ancora da abbattere,
    Resta un esempio di integrazione e vivibilità rispetto” all’ordine” dei quartieri Croci, Stazione,etc.
    Sono e resto un monticchiano libero e pensante contro i manfredoniani doc)che come gli italiani doc non esistono se non nella testa dei vuoti a perdere.
    Ciao

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