Non passerà un lustro che l’ordinamento amministrativo ed economico del Regno muterà, per effetto delle riforme eversive della feudalità approvate dall’Amministrazione francese (leggi del 2 agosto e 1° settembre 1806). Esse rappresenteranno un punto di svolta nella storia delle provincie napoletane ed incideranno proprio sul regime di proprietà della terra. L’anno dopo sarà istituita anche un’apposita Commissione, detta feudale, incaricata di decidere il contenzioso fra i baroni e le Università e fra queste ultime. Una sentenza riguarderà Monte Sant’Angelo e Manfredonia, come più avanti diremo.
Qui preme mettere in evidenza che fu proprio in quel torno di tempo che i contrasti riguardo a Macchia si erano andati inasprendo, fino a toccare il culmine il 1807, in occasione della formazione del Ruolo di fondiaria di quella zona, che ognuno dei due Comuni rivendicava a sé. L’anno dopo, poi, «un controloro, accordando de’ favori a Manfredonia, per cui n’ebbe la destituzione, formò una linea capricciosa» (a parlare è Monte Sant’Angelo), che determinerà nel 1811, in occasione del Catasto provvisorio, l’inserimento della piana nello Stato di Sezione di Manfredonia. Per tutta risposta Monte Sant’Angelo si rivolse all’Intendenza di Capitanata, per chiedere di rendersi promotrice di un arbitrato, nella speranza di ottenere per questa via che «la Difesa denominata Casiglia, come sua Comunale, sia riportata nel suo Ruolo di Fondiaria, togliendosi da quello di Manfredonia, in cui per errore siasi riportata nella formazione del Catasto Provvisorio». Manfredonia vi si oppose, come era prevedibile, ribadendo che «in forza di vertenza non cade dubbio che il confino del territorio di Manfredonia è fino al Vallone Varcaro» (seduta decurionale del 10 novembre 1812).
Il Consiglio d’Intendenza si pronunciò il 29 novembre 1813, disponendo che «per la promiscuità di pascolo pretesa dal Comune di Manfredonia sulla difesa denominata Casiglia si attenda l’ordinanza del già Commissario del Re, Intendente di Molise. Ciò pendente, senza prendersi norma del Catasto Provvisorio, debba per detta difesa starsi a quella descrizione di Fondiaria, che trovasi esistente ne’ rispettivi Ruoli, all’epoca antecedente di detto Catasto Provvisorio». L’ordinanza del commissario Zurlo era stata emanata una ventina di giorni prima, ma era in attesa della sanzione sovrana, quindi non ancora operante. Comunque, una soluzione per la piana di Macchia era già stata trovata. Ma di questo si dovrà parlare più avanti. Ora occorre fare un passo indietro e dare conto della decisione della Commissione feudale, alla quale, tra l’altro, Manfredonia si era richiamata proprio nella seduta decurionale del 10 novembre 1812.
L’Università di Manfredonia si era rivolta alla Commissione feudale per chiedere: «1) la reintegra nel Condominio, e promiscuità di pascolo sull’intiera estensione di Montegargano; 2) la reintegra del territorio compreso tra’ confini della linea tracciata da’Tavolarj, Pollio e Porpora».
Il secondo punto riguardava proprio l’area compresa tra i due torrenti, che si estendeva dal mare al Macerone e aveva una superficie di 1.065 versure. Su di essa, come si può notare, si chiedeva sic et simpliciter il dominio diretto, la piena proprietà, in quanto considerata facente parte della difesa Mezzanella, di sua pertinenza.
La Commissione, considerando che Manfredonia, «sorta nel tenimento di Montegargano dopo la ruina dell’antica Siponto, non ha un distretto proprio intorno al recinto delle sue mura», accolse in parte le sue richieste con sentenza del 20 febbraio 1810, che suona così:
Competere agli abitanti di Manfredonia i pieni e comodi usi civici in tutti i demani ex feudali di Montesantangelo. A qual’effetto nella divisione del demanio un accantonamento in proprietà libera di terra sarà fatto in favore del Comune di Manfredonia nella parte più contigua ed immediata all’abitato, accantonamento che corrisponderà ai diritti di sopra dichiarati. Lo accantonamento avrà luogo nella linea tracciata da’ Tavolarj Porpora e Pollio, salvo però sempre la proprietà de’ particolari [liberi proprietari].
Il testo completo è nell’Appendice 1. Va ricordato che le sentenze della Commissione feudale erano inappellabili.
La sentenza è alquanto generica, ma su un punto, che poi si rivelerà dirimente, era chiara: a Manfredonia non venivano riconosciuti diritti di uso civico su Casiglia, e meno che meno la titolarità. Come dire che ci potevano anche essere usi di tale natura in quell’area, esercitati per semplice tolleranza di Monte Sant’Angelo o come conseguenza della necessità di transito degli animali verso il feudo, ma da qui a vantare la titolarità di un diritto derivante da un atto scritto ce ne corre.
La sentenza del 20 febbraio non accontentò Manfredonia, che diede della stessa una interpretazione strana, obbligando la Commissione ad esprimersi una seconda volta. Essa riteneva che: «1) gli usi civici accordati con la medesima Sentenza si debbano intendere anche per causa di commercio; 2) gli stessi usi civici s’intendano accordati non solo su i demani ex-feudali, ma benanche su tutt’i territori comunali; 3) nella divisione de’ demani e delle altre proprietà del tenimento di Montesantangelo venghino (sic!) considerati gli abitanti di Manfredonia come cittadini di Montesantangelo con dritti propri ed indipendenti da essi, e nei termini degli articoli 13 e 14 delle Istruzioni approvate con decreto de’ 10 Marzo 1810». La Commissione feudale si pronunziò il 31 dicembre 1810, dichiarando in modo sbrigativo e seccato: «Che non vi è luogo a deliberare».
Si è detto sopra, parlando degli Stati di fondiaria, che in altra sede, decisamente più importante, si era alla ricerca di soluzioni alle varie dispute territoriali, e cioè in quella in cui si svolgevano le operazioni dirette alla divisione del demanio ex feudale di Monte Sant’Angelo. A tal fine l’intendente del Molise, Biase Zurlo, incaricato dell’espletamento delle stesse, nella primavera del 1811 mantenne frequenti contatti con i rappresentanti dei due Comuni, per metterli al corrente delle sue decisioni e sperare di ottenerne il consenso. Si riportano, in estrema sintesi, gli incontri istituzionali susseguitisi in quel periodo. Ve ne furono tre: il primo si tenne a Monte Sant’Angelo il 16 maggio 1811, gli altri due a Manfredonia, il 1° e il 3 giugno successivi. L’ultimo di questi, riguardante solo Manfredonia, ci aiuta a capire proprio la questione controversa della piana di Macchia. Erano presenti il sindaco Gian Tommaso Giordani e nove decurioni (consiglieri comunali), i quali, alla domanda di Zurlo «se questo stesso Comune aveva demani a dividere», risposero che vi era «1° – Il Demanio ex-feudale promiscuo con Montesantangelo, ed era appunto quello su di cui la Commissione Feudale aveva accordato agli abitanti di Manfredonia i pieni e comodi usi civici»; a seguire venivano indicati tutti gli altri demani comunali: Mezzanella (v. 398), Palude (v. 240), Pagliete (v. 390), Sciale (v. 270) e Candelaro (v. 400).
Nel virgolettato è scritto a chiare lettere che il demanio promiscuo, cioè soggetto a divisione, «su di cui la Commissione Feudale aveva accordato agli abitanti di Manfredonia i pieni e comodi usi civici», era quello ex feudale di Monte Sant’Angelo. Ma c’è di più. Al verbale del 3 giugno sono allegate delle Piante – una per ogni contrada –, redatte, sotto la direzione dell’agente demaniale del circondario di Monte Sant’Angelo, Angelo d’Aversa, dal regio agrimensore Giuseppe d’Ecclesia; ebbene, quella di Mezzanella, che qui ci interessa, contrassegnata dalla lettera A, metteva ben in evidenza che il confine tra i due tenimenti passava proprio a ridosso di detta contrada. I rappresentanti di Manfredonia non ebbero niente da eccepire a questi tavoli.
L’autore
Michele Tranasi è autore di importanti ricerche sulla proprietà terriera di questi ultimi due secoli. Particolare rilievo hanno nella storiografia contemporanea i suoi lavori sul demanio e sul colonato di Monte Sant’Angelo, in provincia di Capitanata, e le ampie indagini su vari aspetti della storia di quel paese e della zona.
Saggista e polemista, collabora a diversi giornali e riviste: l’Avvenire, La Gazzetta del Mezzogiorno, l’Attacco, il Gargano Nuovo, ecc.
E’ iscritto al n. 32 dell’Elenco degli istruttori demaniali della Regione Puglia.
È socio della Sociètà di Storia Patria per la Puglia.
Pubblicazioni
1) Dalla Proprietà Comune alla Proprietà Privata – Monte Sant’Angelo 1806-1860, Leone Editrice – Foggia, 1994.
2) La Nascita della Proprietà Privata – Monte Sant’Angelo 1861-2001, Leone Editrice – Foggia, 2002.
3) La Comune di Parigi e la Scuola, Libo Grafica – Mattinata, 2012.
4) Lettura di Uomo e Superuomo, Libo Grafica – Mattinata, 2012.
5) Monte Sant’Angelo negli ultimi due secoli, Bastogi Libri – Roma, 2013.
6) Dal cardinale Fabrizio Ruffo a Francesco Paolo Troiano, Ed. Giuseppe Laterza – Bari 2016.
In effetti le dinamiche di cessione di Macchia a Monte Sant’Angelo da parte di Manfredonia appaiono tuttora oscure, dunque grazie a Michele Tranasi per queste interessanti informazioni