Foggia, 09 maggio 2018. L’attribuzione della delega alla manutenzione delle strade a un Consigliere Comunale è un chiaro segno di sfiducia verso l’Assessore ai Lavori e al Dirigente del Servizio perché un Assessore e un Dirigente ai Lavori Pubblici senza più titolarità dal prendere iniziative sono figure a quasi mezzo servizio.
La scelta operata dal Sindaco è anche una ammissione di incapacità di affrontare il problema della manutenzione delle strade se, dopo quattro anni di “governo” della città, delega a una persona esterna alla Giunta Comunale la soluzione dei problemi che non è riuscito a risolvere e che, anzi, si sono aggravati in questi anni.
Di cosa sia stata capace l’amministrazione Landella lo raccontano le strade asfaltate nel primo anno di governo della città. Su viale Fortore il ricordo del rifacimento dell’asfalto è un lontano ricordo perché, come più volte abbiamo denunciato, l’asfalto ha dato segni di usura prematura con esposizione di buche e rattoppi sin dai primi mesi. Lavori si cui sarebbe opportuno riaprire una discussione visto che ai bordi della strada le radici degli alberi hanno ripreso a sollevare l’asfalto. Via Francesco d’Aragona continua a mostrare segni di degrado anticipato con l’esposizione di buche e la presenza di “retinature” sempre più diffuse, retinature che sono segno premonitore di perdita di continuità del manto stradale e precursori del suo distacco con conseguenti buche. Su via Camporeale, oggetto di interventi sin dai primi mesi, c’è solo da osservare che i problemi non sono stati risolti come le pezze stanno a ricordare. Corso Garibaldi dimostra evidenti segni di degrado, con retinature sempre più estese, aggravati dai “dislivelli” in corrispondenza delle caditoie che non sono state rimesse al livello dell’asfalto. Non sfuggono ai “segni del tempo” neanche le ultime strade rifatte, viale 1 maggio e viale Michelangelo, dove sono riapparse crepe in continuità con quelle presenti sulla corsia non rifatta segno che i problemi non sono stati risolti. Su viale Michelangelo iniziano a farsi rivedere gli effetti delle radici degli alberi nonostante l’intervento si prefiggesse di risolvere il problema per un buon numero di anni grazie anche all’interventi di personale specializzato. L’unica strada che si presenta in buone condizioni è via Rosati ma questa strada, dopo i lavori di rifacimento a carico della città, è stata buttata all’aria da AqP per rifare la condotta fognaria e i relativi pozzetti di raccolta. Non si poteva evitare la spesa a carico della città visto che l’intervento di AqP era programmato da tempo e il Servizio Lavori Pubblici ne era a conoscenza avendone ricevuto comunicazione?
Oltre che per i rifacimenti delle strade l’amministrazione comunale ha dimostrato di non essere capace di esercitare il dovuto controllo sui lavori delle aziende che stanno implementando le loro linee dei servizi perché molte perplessità sono più volte sorte sulla qualità dei lavori di ripristino degli asfalti.
Eppure le autorizzazioni alla manomissione del suolo pubblico sono ben chiare e prescrivono che lo scavo sia riempito di materiale stabilizzato bagnato e compresso a strati di trenta centimetri per evitare che il fondo ceda negli anni. Lo scavo poi deve essere completato con una decina di centimetri di asfalto tipo “binder” che ha lo scopo di legare il fondo al “tappetino d’usura” ossia allo strato superficiale che periodicamente, ogni venti anni circa, si dovrebbe rifare. Un’idea della qualità dei lavori si ha da come oggi si presentano via Zingarelli e via Carelli, e sono solo un esempio, dove non si fa fatica a vedere il cedimento dell’asfalto in corrispondenza degli scavi fatti. Dubbi per i lavori fatti con scavi in “minitrincea” per la posa della fibra ottica perché anche per questi scavi è previsto l’asfalto tipo “binder” sopra il fondo costipato (le strisce rosa che coprono lo scavo) come da protocollo siglato con il ministero anni fa. Il binder oltre a legare lo strato di fondo con il tappetino d’usura ha anche la funzione di ammortizzatore impedendo all’asfalto superficiale di sgretolarsi dopo alcuni anni, come si piò vedere su viale Fortore in direzione di via Manfredonia dopo il sottopasso, creando pericolose buche dove possono incastrarsi le gomme dei motocicli e delle macchine con gomme strette.
Lascia sgomenti come l’amministrazione provvede alla copertura delle buche perché non basta menarvi sopra un po’ d’asfalto e poi passarvi sopra un rullo per ottenere un lavoro che duri ed eviti problemi alla circolazione. I segni delle gomme delle macchine sulle buche coperte da poco stanno a dimostrare che l’asfalto non è stato ben costipato facendo presagire una scarsa tenuta del lavoro. Le buche andrebbero prima pulite, poi si dovrebbe stendere uno strato sufficiente e omogeneo di “emulsione bituminosa” per permette all’asfalto di aderire al fondo (sia esso lo stabilizzato o vecchi asfalti mai rimossi), infine si dovrebbe coprire la buca con una quantità di conglomerato bituminoso caldo che dovrebbe essere costipata con un pesante rullo vibrante di finitura di modo che non si percepisca alcuna differenza di livello passandovi sopra.
Lo ripetiamo oggi, dopo anni di segnalazioni di lavori che lasciano a desiderare: le buche sulle strade ci raccontano gli anni di malgoverno della città. Anni che continuano ancor oggi perché strade appena fatte si sgretolano in breve tempo.
Due esempi per tutti: il raddoppio del proseguimento di via Lenotti dove il tratto fatto quattro anni fa presenta evidenti segni di degrado anticipato; la rotonda d’ingresso al “polo intermodale” sgretolata per il passaggio dei bus che vi fanno capolinea. Possibile che chi ha realizzato la strada non l’abbia fatta per resistere alla trazione dei bus in circolazione? Nel progetto era previsto lo strato di binder?
C’è bisogno di cambiare il modo di approcciare al “problema buche”. C’è bisogno di progettare meglio i lavori di rifacimento degli asfalti perché se non si risolvono i problemi che portano alla formazione delle “retinature”, se non si bloccano i cedimenti, i lavori non terranno nel tempo. C’è bisogno di un controllo puntuale, oltre a delle valide fideiussioni bancarie a garanzia, per i lavori che comportano la manomissione del suolo pubblico perché, spesso, è in seguito a lavori di ripristino mal eseguiti che si formano le buche. Se su un asfalto preparato per il ripristino si vede ancora il fondo di stabilizzato forse quell’asfalto darà problemi in futuro.
Tre milioni sono una montagna di soldi ma se non sono ben spesi possono dare pessimi risultati come le vicende di questi anni sono a testimoniare. Serve un piano per la manutenzione delle strade. Un piano che deve essere concordato con chi gestisce le reti dei servizi per ottimizzare i lavori ed evitare manomissioni in tempi brevi, un piano che parta dalla mappatura delle criticità e le affronti per risolverle per almeno vent’anni, radici degli alberi comprese.
Se il servizio LLPP del Comune non è in grado di progettare lavori duraturi prenda esempio da AMIU che per organizzare operativamente una raccolta differenziata su Foggia ha fatto un bando il 27 aprile per selezionare chi è in grado di organizzarla. Ammettere i propri limiti non è un problema, anzi, può essere la soluzione del problema.
Giorgio Cislaghi per il Circolo Che Guevara Foggia
Foggia 9 marzo 2018