Manfredonia, 07 maggio 2018. Ho letto con molta attenzione lo scritto dal titolo “Arsenichem-Per non dimenticare” , del giorno 2.5.2018, a firma di Gaetano Prencipe.
Non ho avuto modo di visionare il docu-film di Mazzotta e mi astengo, quindi, da ogni ulteriore commento. Sento, invece, il bisogno di soffermarmi sul fatto, da quanto ho appreso, che in tale proiezione non si spiega la modalità della chiusura del centro chimico.
Lo stesso Gaetano Prencipe, molto brevemente, mette in evidenza, a proposito, alcuni dati. Si fa riferimento ad una crisi che in quel momento attanagliava l’ ENI rispetto alla produzione dei fertilizzanti, agli aiuti di Stato non ben voluti dalla UE, alla difficoltà nello smaltire i reflui del caprolattame e alla segreta speranza di elaborare l’ impianto di ossidazione ad umido dei sali sodici.
Risulta forma vana fare cronistoria di queste vicende, anche perché riportate in numerosa letteratura scritta ultimamente. Risulterà, invece, proficuo, a conoscenza delle future generazioni, commentare attentamente questi dati , per elaborare delle conclusioni finali di carattere oggettivo. Per esempio, bisogna leggersi la direttiva Karel VAN MIERT, del 21.6.1995, 96/115/CE: Decisione della Commissione del 21.6.1995, relativa agli aiuti concessi dall’ Italia alla Società Enichem Agricoltura SpA-GU n. l028 DEL 6.2.1996, pagg. 0018-0027.
Commentare questa direttiva potrebbe essere utile per capire se la volontà popolare coincise con quella dell’ ENI, con interessi diversi, rispetto alla chiusura del IV Centro Petrolchimico di Macchia.
Mi piace far riferimento, inoltre, sempre a M. Heidegger, quando affermava “…come venne intesa la verità all’ inizio della filosofia occidentale, e cioè che cosa pensarono i Greci di ciò che noi chiamiamo verità. Quale parola avevano per nominarla? La parola greca che sta per verità-non lo si sarà mai ricordato abbastanza, e bisogna tornare a farlo, quasi ogni giorno-è svelatezza…”.(M. Heidegger, L’ essenza della verità sul mito della caverna e sul “Teeteto” di Platone, I classici del pensiero, A. Mondadori, Milano, 2010, pag. 32).
Per concludere, è bene che” l’ intellighenzia” sipontina faccia storia “partecipata”, ma , poi, usi come metodo, confrontarla con documenti certi.
Le certezze potrebbero, infatti, “svelare” quanto ancora risulta “nascosto”.
Dott. Nicola Ciociola
Qualcuno conosce questi documenti certi
?Intanto si parla e si scrive.