Manfredonia, 4 maggio 2018. Il 3 maggio si celebra il Wold Press Freedom Day, la giornata internazionale della libertà di stampa patrocinata dall’Unesco. L’Onu, in occasione del rapporto annuale sul mondo del giornalismo, lancia una campagna di sensibilizzazione a cui hanno aderito alcune delle maggiori testate internazionali: “Leggi di più, ascolta di più, capisci di più”.
Il quadro emerso dall’ultima relazione dell’Onu è critico: il mondo occidentale e quello orientale sono divisi da un abisso che li rende completamente diversi, ciascuno con le sue problematiche estreme. Da una parte abbiamo giornalisti uccisi in alcune zone in guerra (come gli ultimi caduti in Afghanistan qualche giorno fa) o minacciati di morte, soprattutto in quei paesi dominati dal narcotraffico o dalla mafia. Dall’altra abbiamo blocchi e restrizioni che persistono anche lì dove il diritto alla libera espressione è tutelato dalla legge (con alcune note positive: è cresciuto il numero dei paesi che hanno adottato leggi sulla libertà di stampa, soprattutto in Africa e nell’Asia del Pacifico).
Tra il 2012 e il 2016 sono stati 530 i giornalisti uccisi, la maggior parte in Sudamerica (125) e in Nordafrica- Medio Oriente (191), il 95% di essi giornalisti locali. A questi si aggiungono 56 casi di blocco totale su internet nel 2016 (18 nel 2015): è l’altra faccia della medaglia della diffusione della stampa sul web, più facilmente veicolabile e strumentalizzata, gettata in pasto a chi fatica a comprendere l’importanza delle fonti ed è affetto dalla condivisione compulsiva.
Per celebrare la 25esima edizione della Giornata internazionale,l’Unesco ha riunito per due giorni ad Accra esponenti del giornalismo provenienti da tutto il mondo, con un focus particolare sull’Africa e il Medio Oriente. Un’occasione per ridiscutere i temi di media, giustizia e legalità, soprattutto tenendo conto di realtà dove i media hanno avuto un ruolo fondamentale nella trasparenza del potere. Noi occidentali, così sovraesposti al bombardamento quotidiano di notizie, forse fatichiamo a comprendere quanto in certi paesi la stampa giochi un ruolo fondamentale. Eppure la censura, i rischi del mestiere e tante altre problematiche sono ogni giorno sotto i nostri occhi, seppur in maniera più velata e, quindi, più meschina che mai: dai blocchi online alle molestie sessuali nei confronti delle giornaliste, quello della stampa continua ad essere un mondo pieno di insidie, e questo perché la penna, anche a distanza di secoli, continua ad essere l’arma più pericolosa di tutte.
Carmen Palma
Fonte: Repubblica.it