Manfredonia, 01 maggio 2018. Dopo il consueto spettacolo invernale, non poteva mancare anche per quest’anno un secondo appuntamento con il teatro in vernacolo della Compagnia ”Teatro Stabile Città di Manfredonia”. Dal 17 al 20 aprile Dina Valente e la sua Compagnia hanno infatti regalato al pubblico manfredoniano quattro serate di risate e vivacità portando in scena “Panza vacande nen’sende raggione”.
Ormai il calendario degli spettacoli in dialetto manfredoniano, si infittisce sempre più e questo è positivo perché vuol dire che il pubblico ama divertirsi con semplicità, trascorrendo una sera diversa all’insegna della tradizione e del folclore sipontino.
La trama brillante, a tratti surrealista, vede al centro della commedia una famiglia disperata che, come direbbe qualcuno, “non tiene manco gli occhi per piangere!”. I malcapitati, moglie, marito, due figli con tanto di nonno a seguito, non sanno nemmeno come fare per mettere il piatto a tavola ogni giorno e come se non bastasse, a breve in casa arriverà la cicogna, visto che la figlia aspetta un bebè e quindi ci sarà bocca in più da sfamare! E allora che fare?
Ad un certo punto, nel bel mezzo di un “teatrino” alquanto grottesco, al capofamiglia viene in mente un’idea geniale: tutti insieme,approfittando del giorno di chiusura, svaligeranno la banca del paese: finalmente la fortuna li bacerà e dopo anni di sfiga, la Dea bendata farà capolino per risollevare le sorti di persone povere ma oneste, così come desiderato da tempo!
Le commedie di Dina, narrano quasi sempre, le vicende e la quotidianità delle famiglie di un tempo.
Situazioni paradossali, specchio indiscusso di una società passata e forse dimenticata, che nonostante mille difficoltà non si perdeva d’animo e non si dava per vinta….donne e mamme di famiglia pronte a tutto pur di difendere i propri figli; mariti e padri, patetici ed ingenui ma fondamentalmente “buoni”.
Il Teatro Stabile Città di Manfredonia porta in scena da anni la quotidianità della nostra gente, condita e intrisa di sana ignoranza ma anche di valori veri e sinceri dove la “famiglia” nel senso più nobile del termine gioca un ruolo preponderante..tutto può succedere, tutto può crollare ma la famiglia nella sua integrità deve essere tutelata e protetta, nonostante tutto.
In una società odierna, dove la scala dei valori sociali appare irrimediabilmente ribaltata, “Panza vacande nen’sende raggione” ha qualcosa da insegnare, soprattutto ai più giovani: è vero che i nostri nonni o bisnonni potevano apparire un po’ bislacchi, “gretti, ignoranti e rudi” ma a modo loro, sapevano amare. Ciò che manca nelle famiglie di oggi è proprio la collaborazione, l’amore e la solidarietà reciproca. Abbiamo tutto : tre auto, quattro cellulari, tre tablet , vacanze al mare e in montagna, prima e seconda casa, vestiti firmati….ci sembra di possedere tutto ma in realtà ci manca la cosa più importante: egoisti e narcisisti, viviamo come monadi ed isole disorientate nel tempo e nello spazio. Aumentano le separazioni, la famiglia quale nucleo fondante della società è in crisi, è in crisi la spiritualità, sono in crisi i valori veri..forse ci dovremmo fermare un attimo a pensare: dove e cosa abbiamo sbagliato negli ultimi cinquant’anni?
Ai nostri figli e spesso anche a noi adulti manca l’essenziale: saper ridere e sorridere dei piccoli inconvenienti quotidiani, saper donare il proprio tempo, sapersi accontentare e gioire di quello che si ha, anche se sembra apparentemente poco, in una parola saper amare.
Serate e momenti come quello di “Panza vacande nen’sende raggione” ci aiutano a riflettere. Grazie a Dina che con l’aiuto di Filomena Trotta continua a portare avanti un progetto culturale incominciato tanti anni addietro. Un grazie agli attori: Camillo Renegaldo, Filomena Trotta, Franco Armillotta, Antonio di Tullo , Matteo Caratù, Martina Olivieri, Peppe Sfera, Imma Rinaldi, Ciro Salvemini (Scene di Antonio Renegaldo, Service Michele Trimigno, luci Mimmo Robustella, foto Andrea Colaianni).
Qualcuno a fine spettacolo ha commentato che ci si aspettava di più da questo lavoro, noi rispondiamo “va bene così”.
Un grazie di cuore a chi, nonostante mille difficoltà e tanti sacrifici, riesce a parlare ancora “al cuore” della gente, attraverso il meraviglioso linguaggio del teatro. Dal canto nostro non possiamo che auspicarci che questa tradizione continui, Manfredonia ne ha davvero bisogno.
A cura di Mariella La Forgia,
Manfredonia 01 maggio 2018
Non c’erano nè risate e nè vivacità. Mi dispiace ma questa volta la commedia era proprio brutta.